Domenica 10 novembre in un’assemblea ampiamente partecipata, le realtà sociali e associative intervenute hanno iniziato ad organizzare la risposta alla volontà del Governo di realizzare sul territorio marchigiano un nuovo cpr: il primo centro di detenzione amministrativa che dovrebbe vedere la luce dopo che ogni precedente tentativo di realizzare sul nostro territorio strutture di confinamento per migranti è naufragato sotto il peso dell’opposizione sociale.
Il confronto collettivo è partito da un approfondimento informativo e di analisi sulla vicenda dei cpr in Albania. Un avvio del dibattito significativo perchè ha da subito focalizzato un punto centrale delle future mobilitazioni contro la realizzazione del cpr: la lotta contro i centri di detenzione amministrativa ha un dimensionamento generale che inevitabilmente va ben oltre la problematica specifica della localizzazione del nuovo cpr nelle Marche. L’opposizione al cpr non nasce dalle caratteristiche del luogo dove esso verrà insediato: l’opposizione al cpr è un’opposizione all’istituto in sé, all’idea stessa della detenzione amministrativa, ovvero della privazione della libertà per via amministrativa e per mere irregolarità amministrative che non comprendono alcun illecito penale.
Nel corso del confronto è stato evidenziato come sia certamente necessario denunciare e contrastare le condizioni inumane in cui vengono costretti i prigionieri amministrativi. Ma è altrettanto necessario che tale attività di denuncia e di contrasto sia sempre coniugata con la chiara affermazione della irriformabilità dei cpr e dell’istituto giuridico della detenzione amministrativa. Ciò anche nella consapevolezza che la limitazione della libertà personale e collettiva per via amministrativa tende sempre di più ad estendersi per diventare uno dei principali strumenti di controllo e di repressione delle diverse forme di opposizione sociale. Per tali ragioni è stato evidenziato come il percorso di lotta contro la realizzazione del cpr nelle Marche debba necessariamente connettersi non solo ai percorsi di lotta già attivi contro la detenzione amministrativa, ma anche alle lotte contro la legislazione di “sicurezza”, che aggredisce le libertà fondamentali individuali e collettive e che oggi vede nel DDL Piantedosi-Nordio-Crosetto un nuovo e gravissimo piano di avanzamento. Tutti gli interventi che si sono susseguiti nel corso dell’assemblea hanno evidenziato l’urgenza di definire da subito i primi passaggi operativi ed organizzativi attraverso cui avviare e diffondere le mobilitazioni contro il cpr.
Dal dibattito sono emerse le seguenti proposte:
1) Dare alle mobilitazioni contro il cpr la strutturazione organizzativa della “campagna”, già efficacemente sperimentata in occasione delle mobilitazioni contro il G7 salute. La campagna si baserà su alcune semplici coordinate organizzative: individuazione degli obiettivi specifici; individuazione dei contenuti che, in relazione agli obiettivi, configurano il perimetro contenutistico di appartenenza; un logo comune; il superamento del “meccanismo” delle adesioni formali, con il loro portato di inerzia e autorappresentazione, a vantaggio delle adesioni sostanziali che si concretizzano nell’affermazione della propria appartenenza attraverso il “fare”, ovvero la produzione di iniziative in cui le singole realtà esprimono la compartecipazione associando il logo comune al proprio;
2) La Campagna, che potrebbe titolarsi ‘Contro la detenzione amministrativa – Nessun Cpr nelle Marche nè altrove’ dovrà dotarsi di autonomi strumenti di comunicazione interni ed esterni. Per mantenere i contatti tra i pertecipanti all’assemblea verrà da subito realizzata una prima mailing-list;
3) Lanciare da subito un primo momento di mobilitazione: a tal fine è stata individuata la data del 7 dicembre come prima giornata di azione da realizzare attraverso una manifestazione davanti ai palazzi del Governo regionale, individuato come il primo referente conflittuale per il ruolo politico e amministrativo che assume nella realizzazione del cpr;
4) Rilanciare l’iniziativa che si terrà in territorio albanese l’1 e il 2 dicembre davanti alle sedi diplomatiche italiane e alle strutture detentive per migranti;
5) Sostenere l’iniziativa dell’Ambasciata dei Diritti di Ancona volta alla realizzazione in territorio albanese di un osservatorio sui centri di detenzione di Shëngjin e Gjader;
6) Mantenere il collegamento con i diversi percorsi di lotta già attivi a livello nazionale sul tema dei cpr e della detenzione amministrativa.
Campagna Contro la detenzione amministrativa – Nessun Cpr nelle Marche nè altrove